Il Presidente della CNA Malavasi: «Per il lavoro giocare d’attacco. Impegno comune per riattivare pienamente il turnover. Dobbiamo rendere efficiente il rapporto tra domanda e offerta».
«Nonostante la crisi e nonostante le pesanti conseguenze sul piano occupazionale, le piccole imprese resistono. Certo, la diminuzione dei posti di lavoro c’è stata, ma è dovuta soprattutto al blocco del turnover. Anzi, a differenza della grande industria, i nostri associati hanno dimostrato un’ostinata determinazione nel difendere a ogni costo l’occupazione, nel non volere mandare a casa i propri dipendenti, nel tentare di salvaguardare quelle competenze e quell’esperienza costruite nel corso di anni di collaborazione». Ivan Malavasi, presidente della Cna, commenta così i dati sull’occupazione resi disponibili in questi giorni, che svelano solo adesso la vera portata della crisi. Una realtà che il leader dell’associazione nazionale degli artigiani conosce bene: è un imprenditore anche lui, e sa che nelle piccole imprese il rapporto tra datore di lavoro e dipendente va ben oltre i legami contrattuali, implicando un tacito patto di responsabilità, che spesso porta il titolare dell’impresa a condividere le difficoltà con i propri collaboratori. Domanda. Sono circa 100 mila i posti di lavoro persi nel settore dell’artigianato, eppure lei sostiene che «i piccoli» hanno tenuto… Risposta. Siamo ancora all’interno di una lunga recessione che si sta rivelando, per i paesi europei, molto più dura del previsto. È naturale che ci siano delle ricadute sull’occupazione e che queste emergano con qualche mese di ritardo rispetto alle rilevazioni dei principali indicatori economici. I dati sono senza dubbio preoccupanti, ma per quanto riguarda il nostro settore, posso dire che si è fatto il possibile per mantenere inalterata la forza lavoro: siamo in presenza di un calo delle assunzioni amplificato dal sostanziale blocco del turnover. Turn-over che, nell’artigianato, per motivi strutturali, è particolarmente elevato, pari a circa il 30% degli occupati. La diminuzione dell’occupazione ha interessato principalmente le qualifiche più basse, da sempre caratterizzate da elevata mobilità interaziendale, mentre si registra una forte tenuta della manodopera specializzata, elemento qualificante dell’impresa di piccola dimensione.
D. Secondo lei è stato fatto tutto il possibile per sostenere i lavoratori? R. Diciamo che abbiamo giocato in difesa. L’ampliamento e il rafforzamento degli strumenti di sostegno al reddito, unitamente alla volontà delle imprese di non privarsi delle risorse umane, hanno consentito una gestione meno traumatica, rispetto ad altri paesi, degli effetti della crisi. Il sistema degli ammortizzatori sociali, grazie anche all’importante ruolo svolto dagli enti bilaterali, ha consentito il mantenimento dell’attività per migliaia di imprese e, contestualmente, il sostegno al reddito di centinaia di migliaia di lavoratori. D. Queste misure saranno sufficienti anche per il 2010? R. Noi dobbiamo guardare avanti , pensare a quale occupazione dopo la crisi e creare le condizioni per ripristinare il circuito virtuoso tra domanda e offerta di lavoro. A tal fine è fondamentale determinare politiche formative e di sostegno al reddito che risultino quanto più vicine alle necessità dei lavoratori e delle imprese. A questo proposito abbiamo messo in cantiere due iniziative importanti che riguardano l’apprendistato e la formazione. D. Per quanto riguarda l’apprendistato siete impegnati nella definizione di un accordo interconfederale con le altre associazioni di categoria dell’artigianato e i sindacati. Cosa cambierà? R. L’accordo che sta maturando riguarda l’apprendistato Professionalizzate e nasce, appunto, per dare nuovo impulso all’occupazione giovanile. La vera novità è che la formazione vedrà finalmente il proprio baricentro in azienda, attraverso la piena valorizzazione della capacità formativa dell’impresa e dei percorsi di apprendimento per competenze, superando quelle distorsioni di ordine burocratico-formalistico che hanno creato una preoccupante frattura tra domanda e offerta formativa. In questo scenario, il ruolo degli enti bilaterali potrà essere ulteriormente valorizzato. D. Ci sono novità anche per quanto riguarda la formazione? R. Il 17 febbraio scorso, abbiamo firmato un protocollo di intesa tra governo, regioni, province autonome e parti sociali che stabilisce, per il 2010, le linee guida per offrire ai lavoratori inoccupati, disoccupati e destinatari di interventi di sostegno al reddito un percorso di formazione o riqualificazione, attraverso un più incisivo coinvolgimento del ruolo delle organizzazioni di rappresentanza sindacali e datoriali. Una formazione mirata agli effettivi bisogni delle imprese e rispondente alle necessità professionali dei lavoratori. Un percorso che dovrà essere concreto e attuale, volto a ottimizzare il rapporto tra domanda e offerta di lavoro e non astratto o inutile, come talvolta è accaduto in passato.