Relazioni sindacali: il ruolo della bilateralità al tempo della crisi

Presso la sede nazionale di Confcommercio si è tenuto il convegno “La bilateralità efficace: il miglioramento del modello di gestione concertativa dei Fondi e degli Enti Bilaterali per assicurare la piena sostenibilità del sistema”.

I lavori si sono aperti con l’intervento del presidente Carlo Sangalli, cui ha fatto seguito quello del responsabile dell’ Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella. “Di fronte alla crisi economica – ha affermato – l’Italia ha elementi differenziali di forza, ma questi sono controbilanciati da debolezze strutturali”. In pratica, rispetto ai principali partner europei, “stiamo meglio sul circuito banche, ma peggio a livello di ricchezza prodotta”. E’ una crisi, quella che stiamo attraversando, ha ammonito Bella, “dalla quale nessuno uscirà indenne ed il vero problema di oggi in Italia è il crollo della fiducia delle imprese, che hanno drasticamente ridotto gli investimenti a fronte anche della crescente difficoltà di accesso al credito bancario”. Sul fronte occupazione, il responsabile dell’Ufficio Studi ha ammonito che “nei servizi si rischia l’espulsione dal mondo del lavoro di molti lavoratori qualificati”, mentre “la bilateralità può essere utile per bilanciare gli effetti della crisi”.

Francesco Rivolta, presidente della Commissione lavoro Confcommercio, ha quindi sottolineato l’esigenza di un “cambiamento profondo del sistema di welfare nel nostro Paese, visto che il sistema attuale non regge più, con troppi costi per le imprese e l’intera collettività. Serve un intervento organico e senza bizantinismi inutili che sostituisca la cultura del lavoro a quella del posto di lavoro”. A questa nuova concezione, Confcommercio sta dando il proprio contributo percorrendo da tempo un cammino riformatore: da qui anche l’appello lanciato da Rivolta alla Filcams-Cgil perché sottoscriva finalmente il nuovo contratto del commercio (“lo richiedono la crisi che stiamo attraversando e la situazione specifica del comparto”). Sull’argomento specifico della bilateralità, Rivolta ha evidenziato che “servono dialogo e collaborazione per adattare gli strumenti ai cambiamenti del settore” e che “il ridisegno complessivo del sistema deve essere accompagnato da una riforma del sistema di relazioni sindacali”. Insomma, è necessario “un salto di qualità che rilanci il ruolo politico delle parti sociali adottando alcuni punti fermi, a partire dalla trasparenza e dalla sostenibilità. Servono regole certe al servizio di imprese e lavoratori”.

Parlando di bilateralità non poteva mancare la voce dei sindacati: secondo Fulvio Fammoni, della Cgil, “la bilateralità ha un ruolo importante, che avvicina il mondo delle imprese e quello sindacale”. “Un istituto che per essere veramente valido però – avverte Fammoni – non deve funzionare in regime di monopolio e bisogna fare attenzione anche alla responsabilità penale e civile di chi vi opera”. Il punto di vista della Cisl sul ruolo degli Enti Bilaterali ricalca in parte quello della Cgil anche se su un punto si nota una sostanziale differenza: Annamaria Furlan ha sottolineato infatti che gli enti bilaterali oltre “ad offrire un valido strumento di derivazione contrattuale di gestione del welfare, possono essere un luogo di incontro tra domanda e offerta rispetto ai temi occupazionali”. Il leader della Uil, Luigi Angeletti, ha invece declinato quelle che sono le tre condizioni essenziali per far funzionare al meglio l’istituto della bilateralità: “la bilateralità – ha detto Angeletti – funziona meglio dove c’è una percezione di un interesse collettivo, la capacità di affrontare il problema e soprattutto dove funzioni il rapporto tra risorse dispiegate e la loro efficacia”.

A chiudere i lavori del convegno è stato l’intervento di Michele Tiraboschi, docente di diritto del lavoro all’Università di Modena. “La bilateralità – ha detto – può interpretare al meglio quelle che sono le nuove realtà del mercato del lavoro. Anzi dei tanti mercati del lavoro che esistono oggi”. “L’Ente bilaterale – ha osservato Tiraboschi – non eroga solo servizi perché fare attività di intermediazioni significa garantire una forma moderna di tutela per chi ha perso un posto di lavoro o per chi ha necessità di una formazione professionale”. “Spesso le imprese da una parte e i lavoratori dall’altra – ha continuato – si lamentano della burocrazia normativa, ecco che la bilateralità è in grado di offrire nuovi modelli di regolazione”. “Dunque- ha concluso Tiraboschi – con la bilateralità è possibile gestire gli strumenti di sostegno al reddito”.


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